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La luce dopo la morte: cosa succede appena lasciamo la Terra da vivi

La luce dopo la morte: cosa succede appena lasciamo la Terra da vivi
Photo by Noel Feans – Openverse
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Scopri il sorprendente fenomeno della lieve luminescenza emessa da esseri viventi e il suo legame con i processi vitali.

La luce dopo la morte: cosa succede appena lasciamo la Terra da vivi
Photo by Davide Gabino (aka Stròlic Furlàn) – Openverse

Nel mondo degli esseri viventi, c’è un fenomeno affascinante che sfugge all’occhio umano: un’evidenza luminosa quasi invisibile, conosciuta come emissione fotonica ultradebole. Questo tenue bagliore, prodotto da attività metaboliche cellulari, scompare poco dopo la morte, come dimostrato da uno studio recente sui topi pubblicato nel Journal of Physical Chemistry Letters. Questo studio non solo conferma l’esistenza del fenomeno, ma ne evidenzia anche l’importanza per il mantenimento della vita.

L’enigma dei Mitocondri

La luminosità fievole emessa dalle cellule viventi si distingue nettamente dalla bioluminescenza o dalle radiazioni dei corpi caldi. Secondo il New Scientist, questa “emissione fotonica ultradebole” (UPE) è il risultato degli scambi energetici intracellulari tra i mitocondri e altre particelle. Questi processi generano emissioni che corrispondono a pochi fotoni per secondo su ogni centimetro quadrato di pelle. Fino a tempi recenti, la mancanza di tecnologie adeguatamente sensibili ha reso difficile identificare e studiare tale bagliore separatamente da altri emittenti di luce e calore.

Oggi, grazie all’avanzamento tecnologico, è possibile rilevare questo fenomeno con maggiore facilità, anche se le sue origini e funzioni restano parzialmente misteriose. Gli scienziati ipotizzano che esso derivi principalmente da processi che coinvolgono le specie reattive di ossigeno, come i radicali liberi, prodotti anche nei mitocondri stessi.

La Luce che Si Spegne

La luce dopo la morte: cosa succede appena lasciamo la Terra da vivi
Photo by Oiluj Samall Zeid – Openverse

Dan Oblak, fisico presso l’Università di Calgary, ha esaminato meticolosamente l’emissione luminosa di quattro topi senza pelo in un esperimento controllato. Attraverso immagini a lunga esposizione, ha osservato che dopo la morte, il bagliore dei fotoni emessi dai topi si attenuava rapidamente. Questa repentina cessazione è attribuibile alla fine della circolazione di sangue ossigenato nell’organismo, blocco di uno dei principali generatori del metabolismo che produce la luminosità osservata.

L’indagine di Oblak getta nuova luce sull’emissione fotonica ultradebole, sottolineando come il bagliore, simbolo di vita, scompaia in sua assenza.

Gli utilizzi futuri

In un’estensione affascinante del suo studio, Oblak ha investigato il bagliore della pianta Heptapleurum arboricola. Usando le stesse tecnologie ottiche, ha scoperto che la luminescenza della pianta aumentava quando le foglie erano danneggiate o esposte a particolari sostanze chimiche. Questo suggerisce che, con adeguati perfezionamenti nelle tecniche di osservazione, l’emissione fotonica ultradebole potrebbe diventare uno strumento utile per monitorare lo stress delle piante o per valutare la vitalità dei tessuti animali senza interventi invasivi.

L’emissione fotonica ultradebole non solo arricchisce la nostra comprensione dei processi vitali, ma apre anche nuove vie per la ricerca scientifica e le applicazioni tecnologiche. Con ulteriori studi, potremmo scoprire modi innovativi per sfruttare questa luce nascosta per benefici scientifici e pratici.