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Misteriosi frammenti vetrosi scoperti in Australia: la prova di un antico impatto cosmico?

Misteriosi frammenti vetrosi scoperti in Australia: la prova di un antico impatto cosmico?
Photo by Cleverpix – Pixabay
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Un nuovo studio rivela la presenza di tectiti sconosciute risalenti a oltre 10 milioni di anni fa, lasciando aperto il mistero di un cratere ancora introvabile.

Misteriosi frammenti vetrosi scoperti in Australia: la prova di un antico impatto cosmico?
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Nel cuore dell’Australia, i ricercatori hanno individuato frammenti di vetro naturale – noti come tectiti – che potrebbero rappresentare le prove silenziose di un impatto meteorico avvenuto circa 11 milioni di anni fa. Pubblicato sulla rivista Earth and Planetary Science Letters, lo studio ha acceso i riflettori su una scoperta sorprendente: un evento cosmico di proporzioni significative, di cui però non è ancora stato identificato il cratere. Gli scienziati sono riusciti a circoscrivere l’area generale dell’impatto, ma la sua posizione precisa resta per ora un enigma geologico.

Cosa sono le tectiti e come si formano?

Le tectiti si originano durante impatti ad alta energia tra la Terra e corpi celesti come meteoriti o asteroidi. L’estremo calore generato dall’urto fonde le rocce del suolo, trasformandole in gocce di vetro che vengono proiettate nell’atmosfera. Raffreddandosi rapidamente in volo, queste particelle vetrose ricadono a terra e possono trovarsi anche a centinaia di chilometri di distanza dal punto di collisione. In tutto il mondo sono noti solo pochi “campi” di tectiti, tra cui quello più vasto – il campo australasiano – che si estende tra l’Asia e l’Australia, con una superficie che copre circa il 30% del pianeta. Le tectiti di questa zona, chiamate australasiti, sono ben conosciute dagli scienziati e risalgono a un impatto avvenuto circa 780.000 anni fa.

Una nuova famiglia di vetri spaziali: le anaguiti

Il nuovo studio, guidato da un team dell’Università di Aix-Marseille, ha identificato nel campo australasiano una seconda classe di tectiti, mai documentata prima. Analizzate con tecniche all’avanguardia – dalla microscopia 3D alla tomografia a raggi X, fino alla datazione isotopica basata sugli isotopi dell’argon (40Ar/39Ar) – queste tectiti si distinguono nettamente dalle australasiti per età e composizione. I campioni presentano un contenuto di silice inferiore, un’elevata concentrazione di nichel e un rapporto sodio/potassio (Na/K) insolitamente alto. Ma l’aspetto più sconvolgente è la loro età: 10,76 ± 0,05 milioni di anni. Una scoperta che cambia radicalmente la comprensione della storia geologica dell’area. Proprio per sottolinearne la specificità, i ricercatori hanno dato a questi frammenti il nome di anaguiti, ispirato alle comunità aborigene del territorio in cui sono stati ritrovati.

Un impatto colossale, ma senza cratere

Secondo lo studio, il campo delle anaguiti si estende per circa 900 chilometri nell’entroterra australiano, rendendolo il terzo più ampio mai scoperto sul pianeta. Le prove indicano che il loro origine risale a un impatto meteorico di dimensioni imponenti, eppure nessun cratere correlato è stato finora localizzato. Gli scienziati ipotizzano che il sito d’impatto possa trovarsi in una delle regioni geologicamente complesse situate lungo gli archi insulari di subduzione che circondano l’Australia. Una zona difficile da esplorare, che potrebbe celare sotto strati di roccia e sedimenti il segno tangibile di una collisione antichissima, capace di cambiare – ancora una volta – la nostra visione del passato terrestre.