Il World Energy Outlook 2025 indica un’accelerazione storica verso le rinnovabili. Il dominio dei combustibili fossili è vicino alla fine, ma la corsa non è priva di ostacoli.

Alla vigilia della COP30, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha pubblicato il suo atteso World Energy Outlook, delineando con chiarezza la traiettoria del settore energetico globale. Il verdetto? Le fonti rinnovabili, come il solare e l’eolico, stanno guadagnando terreno a un ritmo senza precedenti. Nei prossimi dieci anni, queste tecnologie cresceranno più rapidamente di qualsiasi altra fonte energetica. Un’espansione tale da rendere il graduale abbandono dei combustibili fossili non solo plausibile, ma inevitabile. Un colpo diretto a chi ancora ne difende l’utilizzo come opzione strategica.
Cina in testa, spinta globale senza precedenti
La domanda di energia è destinata a crescere del 40% entro il 2035, sospinta soprattutto dall’intelligenza artificiale, dalle auto elettriche e dal raffrescamento urbano. In questo scenario, i data center – veri e propri colossi energivori – contribuiranno da soli a quasi il 10% della crescita della domanda globale di elettricità. Ma sono le energie rinnovabili a rispondere con più prontezza. Secondo il report, nei prossimi cinque anni verranno costruiti più impianti green di quanti ne siano stati installati negli ultimi quarant’anni. In testa alla classifica mondiale, la Cina: tra il 45% e il 60% delle nuove installazioni previste nei prossimi dieci anni avverrà proprio qui. Un dato che spiega anche il rallentamento delle sue emissioni di CO₂, cresciute solo dello 0,4% nel 2025.

Il declino annunciato dei combustibili fossili
Secondo il documento dell’AIE, il carbone ha già superato il proprio picco di utilizzo o è prossimo a farlo, mentre il petrolio dovrebbe raggiungerlo entro il 2030 e il gas entro il 2035. Si tratta di pietre miliari nella transizione energetica globale. «Nessuna nazione può fermare questo processo», ha affermato David Tong di Oil Change International. L’accelerazione delle rinnovabili, infatti, non dipende da un singolo Paese, nemmeno dagli Stati Uniti, la cui assenza alla COP30 è stata notata. Tuttavia, il rapporto introduce anche un secondo scenario, più conservativo: se i governi dovessero limitarsi alle politiche attuali, la domanda di petrolio e gas potrebbe continuare a crescere fino al 2050, portando l’aumento delle temperature globali fino a +2,9°C entro fine secolo.
Scenari incrociati, un solo orizzonte possibile
Per quanto divergenti, entrambi gli scenari descritti nel World Energy Outlook non vanno letti come previsioni definitive, ma come strumenti per orientare le scelte politiche. Dietro ogni curva ci sono decisioni che pesano sul futuro del pianeta. Alcuni analisti ritengono che l’inclusione della proiezione più pessimistica sia frutto di pressioni politiche – in particolare da ambienti vicini all’amministrazione Trump – per ammorbidire il messaggio sull’urgenza della transizione. Ma il messaggio centrale resta inequivocabile: il mondo si sta muovendo verso un nuovo equilibrio energetico, guidato da investimenti in tecnologie pulite. Le energie rinnovabili non sono più il futuro: sono già il presente che prende velocità.

