Home » Scienza » Un’esoplaneta roccioso con atmosfera? James Webb cambia le regole

Un’esoplaneta roccioso con atmosfera? James Webb cambia le regole

Un’esoplaneta roccioso con atmosfera? James Webb cambia le regole
Photo by mattiaverga – Pixabay
Lettura: 3 minuti

La scoperta di una possibile atmosfera su Toi-561b apre nuovi scenari sulla formazione planetaria, anche nelle condizioni più estreme.

Un’esoplaneta roccioso con atmosfera? James Webb cambia le regole
Photo by mattiaverga – Pixabay

L’atmosfera è molto più di un semplice strato gassoso che circonda un pianeta: è una delle condizioni essenziali per la presenza della vita come la conosciamo. Regola la temperatura, protegge dalle radiazioni e permette all’acqua di restare allo stato liquido. Se nel nostro sistema solare diversi pianeti la possiedono, con caratteristiche molto diverse tra loro (basti pensare alla densa coltre di Venere), il discorso si fa più complicato quando si guarda ben oltre, verso gli esopianeti.

Questi mondi, spesso rocciosi e distanti centinaia di anni luce, sono difficili da studiare: le analisi chimiche forniscono indizi, ma non sempre consentono interpretazioni certe. In molti casi, gli strumenti non riescono neppure a distinguere con chiarezza le stelle dalle esplosioni cosmiche sullo sfondo. Ma proprio in questo contesto, una scoperta inaspettata ha acceso un faro.

La prova più solida finora: Toi-561b e il mistero della sua atmosfera

Uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters ha portato alla luce la prima indicazione concreta dell’esistenza di un’atmosfera su un esopianeta roccioso. Il protagonista è Toi-561b, una “super Terra” che orbita attorno alla sua stella in appena 11 ore. Situato nella costellazione del Sestante, a 275 anni luce da noi, questo pianeta presenta caratteristiche sorprendenti: dimensioni maggiori rispetto alla Terra, una densità insolitamente bassa e una distribuzione termica che ha lasciato perplessi gli scienziati.

Secondo le osservazioni effettuate dal telescopio spaziale James Webb, la temperatura del lato illuminato del pianeta è molto più bassa del previsto. Invece dei 2.700 °C teorici, le misurazioni indicano circa 1.800 °C. Come spiegare questa discrepanza? L’unica ipotesi coerente è la presenza di un’atmosfera spessa e ricca di gas volatili, in grado di ridistribuire il calore tra le due facce del pianeta. Come ha spiegato la ricercatrice Anjali Piette, “gas come il vapore acqueo assorbirebbero alcune lunghezze d’onda dell’infrarosso emesso dalla superficie, prima che l’energia raggiunga l’esterno”.

Un’esoplaneta roccioso con atmosfera? James Webb cambia le regole
Photo by RonaldPlett – Pixabay

Un pianeta che contraddice le attuali teorie

Toi-561b è un corpo celeste che mette in discussione molte delle certezze degli astronomi. Si trova a una distanza minima dalla sua stella, circa 1,6 milioni di chilometri, ovvero meno dell’1% della distanza che separa la Terra dal Sole. Per lungo tempo, gli scienziati hanno ritenuto che pianeti così vicini a una stella non potessero conservare un’atmosfera stabile: il caso di Mercurio ne sarebbe la dimostrazione.

Eppure, i dati raccolti suggeriscono un quadro molto diverso. Toi-561b potrebbe essere ricoperto da un oceano di magma sormontato da un’atmosfera densa, una combinazione che sfida le previsioni attuali sulla formazione planetaria. La sua densità anomala e la complessa distribuzione delle temperature rappresentano una vera anomalia nel panorama degli esopianeti conosciuti.

Un laboratorio naturale per studiare i mondi antichi della galassia

A rendere ancora più affascinante questo pianeta è la sua posizione: nella regione interna del disco galattico, un’area che ospita alcune delle stelle più antiche della Via Lattea. I ricercatori ritengono che Toi-561b si sia formato in condizioni molto diverse rispetto a quelle del nostro sistema solare, offrendo quindi una finestra privilegiata su un’epoca primordiale dell’universo.

Con oltre 5.000 esopianeti confermati, Toi-561b si distingue come uno dei più enigmatici. Se davvero si dimostrasse in grado di mantenere un’atmosfera nonostante l’estrema vicinanza alla sua stella, questa scoperta potrebbe spingere gli astronomi a rivedere molte delle ipotesi finora accettate. E chissà, forse anche a ripensare dove – e come – cercare i segni della vita nell’universo.