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Indagare le viscere dell’Etna: così si possono prevedere le eruzioni

Indagare le viscere dell’Etna: così si possono prevedere le eruzioni
Foto by Wead – Shutterstock
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Un’avanzata tecnica di monitoraggio potrebbe rivoluzionare la previsione delle eruzioni del Monte Etna, il vulcano più attivo del continente europeo.

Indagare le viscere dell’Etna: così si possono prevedere le eruzioni
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L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha sviluppato una nuova metodologia per comprendere meglio il comportamento del Monte Etna. In una recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista Science Advances, gli scienziati hanno evidenziato come il monitoraggio del “valore b”, una specifica misura sismologica, possa fungere da indicatore dei movimenti magmatici sotto la superficie. Ma cosa significa realmente il “valore b” e come contribuisce a prevedere le eruzioni?

Il significato del “valore b” nella sismologia

Il “valore b”, o b-value, rappresenta il rapporto tra la frequenza dei piccoli terremoti rispetto a quelli di magnitudo maggiore in un’area specifica. Questa valutazione offre una panoramica degli stress che si accumulano all’interno della crosta terrestre, essenziale per identificare le modalità attraverso le quali il magma si muove e si accumula sotto il vulcano. Il Monte Etna, con la sua storia di attività che risale a 2.700 anni fa, ma le cui origini eruttive si collocano a oltre 500.000 anni, diventa così un laboratorio naturale per esplorare questi fenomeni.

Mappare i movimenti magmatici

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Dal 2005 al 2024, l’INGV ha raccolto e analizzato dati sismici dell’Etna, evidenziando come le variazioni del “valore b” nel tempo e nello spazio possano riflettere lo stress dinamico all’interno della crosta terrestre. Secondo Marco Firetto Carlino, geofisico e primo autore dello studio, osservare queste variazioni può indicare la risalita del magma, segnalando il trasferimento di materiali dalle profondità verso la superficie. Quando il magma accumula pressione e frammenta le rocce circostanti, si registra un incremento dei valori b, mentre in croste più stabili si prevede un numero minore di piccoli terremoti.

Un sistema vulcanico complesso

Il magma sotto l’Etna transita attraverso zone differenti: da uno strato profondo situato a circa 11 km sotto il livello marino, passando per depositi a media profondità, fino a raggiungere livelli più superficiali all’interno del vulcano. Questo complesso viaggio è facilitato da una faglia trascorrente verticale, creando un contesto di elevata attività sismica. L’osservazione dei cambiamenti nel “valore b” non solo aiuta a comprendere i movimenti magmatici, ma permette anche di anticipare l’arrivo delle eruzioni, offrendo alle autorità locali e ai residenti maggiori margini di tempo per prepararsi.

Grazie ai continui studi e alle innovazioni nelle tecniche di previsione, la comunità scientifica spera di estendere questa metodologia ad altri vulcani nel mondo. Tuttavia, è bene sottolineare che il “valore b” non rappresenta una certezza assoluta di eruzione imminente, ma un mezzo per tracciare l’evoluzione del vulcano. I ricercatori guardano ora al futuro, aspirando a combinare questo parametro con altri dati geochimici e termici, per perfezionare ulteriormente le previsioni.