Una recente scoperta svolta presso gli scavi archeologici di Pompei ha rivelato che anche nell’epoca romanica le acque erano inquinate. La curiosa presenza del piombo.

Scoperte affascinanti emergono dalle recenti esplorazioni archeologiche a Pompei, svelando l’articolata bellezza degli impianti idraulici nelle terme della domus dell’Insula 10. I ritrovamenti offrono un colpo d’occhio unico su rubinetti e caldaie in bronzo e una vasca cementizia, tutte opere di straordinaria ingegnosità. Tuttavia, il sistema idraulico possiede un oscuro lato nascosto: le tubature in piombo che si rivelano un insidioso pericolo per la salute. Un articolo scientifico, richiamato anche dal New York Times e trattato da studenti del Bo Live (Università di Padova), riporta l’attenzione su questo tema, rivelando che non è ancora completamente studiato da ricercatori italiani, ma piuttosto da studiosi americani.
L’Inquinamento da Piombo nell’Antica Roma: Un Fenomeno Trascurato
Un team globale di scienziati, guidato da Joseph R. McConnell del Desert Research Institute di Reno, ha di recente pubblicato uno studio su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), focalizzato sull’inquinamento da piombo nell’Europa centrale durante l’apogeo dell’impero romano. Grazie a un approccio che integra analisi dei ghiacci artici, modelli atmosferici e dati epidemiologici attuali, i ricercatori mettono in luce un quadro atmosferico avvelenato già rilevante ai tempi di Roma, paragonabile ai problemi delle odierne società industriali.
Produttività e Pericoli: L’Eredità delle Attività Minerarie e Metallurgiche

Durante i primi tre secoli d.C., l’impero romano espanse notevolmente i suoi confini, integrando regioni come il Nord Africa e la Britannia. In questa fase di fioritura, l’attività estrattiva e la lavorazione dell’argento divennero fonti primarie di contaminazione da piombo. La produzione di un’unica oncia d’argento comportava la dispersal di migliaia di once di piombo, rivelando l’impatto devastante di tali processi sulla salute e sull’ambiente. Le correnti atmosferiche trasportavano il metallo pesante su lunghe distanze, depositandolo nei ghiacci dell’Artico, come mostrano i campioni di ghiaccio studiati dai ricercatori, che presentano tracce di piombo datate oltre due millenni.
Conseguenze Sanitarie e Declino Cognitivo nei Giovani Romani
Gli effetti nocivi del piombo non risparmiarono la popolazione romana, con i bambini particolarmente esposti ai danni derivanti dall’inalazione e dall’ingestione di piombo. Le moderne analisi di dati epidemiologici suggeriscono che i bambini di quell’epoca avevano livelli di piombo nel sangue notevolmente superiori, rispetto ai loro predecessori del Neolitico, con un impatto significativo sul loro sviluppo cognitivo. Si ipotizza che vi sia stata una flessione media di 2,5-3 punti nel quoziente intellettivo (QI) dei giovani cittadini romani, aggravata dalla massiccia emissione annuale di piombo nell’atmosfera quantificata tra 3.300 e 4.600 tonnellate, effetto diretto delle attività minerarie.
Riflessioni sul Passato e Implicazioni per il Presente

L’analisi avanzata eseguita per ricostruire lo scenario di contaminazione dell’epoca romana non solo svela la connessione tra economia, salute e ambiente nell’antichità, ma offre uno specchio per riflettere sulle sfide dell’inquinamento moderno. Mentre oggi, grazie a politiche ambientali rigide, il rischio da piombo è ridotto, i drammatici livelli di contaminazione nel passato romano ci avvertono delle conseguenze potenzialmente disastrose delle emissioni incontrollate. Collegamenti storici evidenziati nello studio, come fluttuazioni nei livelli di inquinamento in correlazione a eventi cruciali e crisi, gettano luce sulle dinamiche economico-sociali che influenzavano il paesaggio ambientale dell’epoca.